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Guida principale per l'acquisto di un microfono

Avere lo strumento giusto per il lavoro da svolgere è importante in ogni settore professionale, ma lo è ancora di più se si parla di microfoni. Non tutti i microfoni sono uguali e, pur essendo tutti in grado di registrare il suono, operano in modi completamente diversi. Riuscire a trovare il microfono giusto per ogni situazione è fondamentale, perché anche la voce più bella può rapidamente diventare scadente se l’audio non è di buona qualità.

Di microfoni ce ne sono tantissimi tipi e spesso si assomigliano anche parecchio tra loro, per cui non è sempre facile capire da dove cominciare quando è il momento di comprarne uno, ed è per questo che ho preparato questa guida: per aiutare a orientarsi tra le varie soluzioni, scopriremo insieme le regole fondamentali del funzionamento dei microfoni, le differenze tra le varie tipologie e capiremo come individuare il microfono più adatto alle esigenze di ciascuno.


Tipologie principali di microfoni

Caratteristiche Microfono dinamico Microfono a condensatore Microfono mezzo fucile (shotgun) Microfono lavalier
Alimentazione Nessuna alimentazione esterna (passivo) Alimentazione fantasma (in genere 48 V) Alimentazione fantasma o batteria interna A batteria o plug-in (ad es. con pacchetto wireless)
Solidità Molto resistente Più fragile Resistente ma sensibile al rumore Resistente, piccolo e poco appariscente
Resistenza al rumore Elevata Bassa Moderata (richiede una sospensione antivibrazione) Buona, se fissato correttamente
Qualità audio Buona, calda, meno ricca di dettagli Suono pulito e ricco di dettagli Acquisizione vocale nitida, rumore di fondo minimo Acquisizione cristallina a distanza ravvicinata
Destinazione d’uso Voce dal vivo, batteria, amplificatori per chitarra Voce in studio, strumenti acustici, registrazione podcast Film, TV, interviste, registrazione vocale a distanza Interviste, teatro, discorsi in pubblico
Ambienti più tipici Palco dal vivo, ambienti rumorosi Studio, ambienti interni silenziosi Riprese in interni/esterni con aste o staffe per videocamera Posizionabile sul corpo per registrazioni mobili o nascoste
Fascia di prezzo (Euro) Da €50 a più di €300 Da €100 a più di €2000 Da €150 a più di €1000 Da €20 a più di €500

Basta fare un errore in questa fase per ritrovarsi a dover lottare duramente perché l’audio sia appena utilizzabile, per non parlare poi della possibilità di avere una registrazione di qualità; al contrario, se si fa la scelta giusta, si è già a metà dell’opera. Per fortuna, queste tipologie sono abbastanza diverse tra loro, quindi non sarà troppo complicato capire quale sia quella più adatta alle proprie esigenze. Vediamole insieme.

Dinamico

I microfoni dinamici sono i più diffusi in assoluto, e sono dei veri e propri tuttofare. Sicuramente, li avrai visti in mano ai cantanti, ai conduttori di podcast e ai comici: se chiudi gli occhi e immagini un microfono, è molto probabile che sia proprio un microfono dinamico. Si tratta di uno strumento estremamente versatile perché non ha bisogno di alimentazione esterna, è ottimo per eliminare il rumore di fondo e, non essendo particolarmente sensibile, è abbastanza solido da resistere anche a cadute, a volumi elevati e un uso non proprio professionale.

Un microfono dinamico è la scelta ideale per un’esibizione dal vivo, una trasmissione televisiva o una registrazione vocale in un ambiente non proprio impeccabile, perché si concentra sul suono che arriva proprio davanti a lui e ignora tutto il resto. Per registrare la voce di una persona o il suono di uno strumento senza disporre di uno studio di registrazione professionale, il microfono dinamico è probabilmente lo strumento migliore.

A condensatore

Quando serve che i dettagli e la qualità audio siano massimi, i microfoni a condensatore sono la scelta giusta, soprattutto se si dispone di una configurazione adeguata alle loro peculiarità. È frequente trovarli negli studi di registrazione, nelle cabine di doppiaggio e nei sistemi di streaming dal vivo, ovvero ovunque sia richiesta una qualità audio eccellente e sia possibile controllare l’ambiente. Questi microfoni sono molto più sensibili rispetto a quelli dinamici e catturano l’intero spettro sonoro con la massima precisione.

Per questa ragione, però, occorre prestare maggiore attenzione ai microfoni a condensatore, anche perché non sono così resistenti come quelli dinamici e solitamente hanno bisogno di un’alimentazione fantasma tramite interfaccia audio o mixer. I microfoni a condensatore danno il meglio di sé negli ambienti silenziosi e controllati e sono spesso la scelta ideale per registrare voci, strumenti acustici e creazioni professionali.

Mezzo fucile (shotgun)

Nella maggior parte dei casi, i microfoni shotgun (mezzo fucile) sono collegati alla telecamera o nelle sue vicinanze. Avete presente quei microfoni lunghi e sottili col cappuccio peloso retti da un’asta? Ecco, quelli sono i microfoni shotgun. E quel piccolo tubo a forma di carota montato sulla parte superiore di una fotocamera DSLR? Anche quello è un microfono shotgun.

Si tratta di strumenti fondamentali nella produzione video perché riescono ad acquisire il suono in maniera mirata, anche da lontano, e rendono bene sia all’interno che all’esterno. Il mezzo fucile è una scelta quasi obbligata per chi deve registrare suoni in ambienti non controllati e non fissi.

Lavalier

I microfoni lavalier (spesso chiamati “lav” o microfoni da indossare) sono i microfoni più piccoli in assoluto e si vedono spesso agganciati al colletto degli abiti delle persone intervistate. Basti pensare a quel piccolo puntino nero che spesso si vede sul bordo della cravatta dei conduttori televisivi: quello è il classico microfono lavalier. Al giorno d’oggi, i microfoni lavalier senza fili sono indispensabili per chi vuole creare contenuti social spendendo pochi soldi: su TikTok e nei Reel di Instagram, ad esempio, compare spesso una piccola scatola nera, il RODE Wireless GO, ossia una nuova versione del microfono lavalier che racchiude tutto in un unico dispositivo.

Sono molto apprezzati perché consentono di avere le mani libere, non si vedono e sono perfetti per registrare in modo nitido un dialogo, magari in movimento, durante un’intervista o una presentazione, in quanto possono essere posizionati vicino alla bocca. Per chi ha necessità di registrare un audio pulito senza dover tenere in mano o puntare alla bocca un microfono, specialmente quando ci si muove, un microfono lavalier è probabilmente la soluzione migliore.

Spiegazione delle caratteristiche tecniche principali

Caratteristica Microfono dinamico Microfono a condensatore Microfono mezzo fucile (shotgun) Microfono lavalier
Risposta in frequenza 80 Hz-15 kHz 20 Hz-20 kHz 40 Hz-18 kHz 50 Hz-16 kHz
Sensibilità (tipica, a 1 kHz) Da -54 a -60 dBV/Pa Da -30 a -40 dBV/Pa Da -32 a -38 dBV/Pa Da -42 a -50 dBV/Pa
Impedenza 150-600 ohm 50-200 ohm 100-250 ohm 1000-2000 ohm (può cambiare in base al gruppo wireless)

A prescindere dal tipo di microfono desiderato, non appena inizierai a cercare ti imbatterai in una serie di termini e specifiche tecnici che, se non hai esperienza nel campo della registrazione audio, potrebbero risultare poco chiari: in realtà, se saprai interpretare correttamente tali dettagli, ti saranno molto utili per mettere a confronto modelli diversi. Analizziamo insieme gli aspetti fondamentali delle specifiche tecniche di un microfono.

Gamma di frequenze

Per comprendere il metodo di misurazione della frequenza, prima serve avere le nozioni di base sul funzionamento del suono. Il suono è, essenzialmente, un insieme di vibrazioni che si propagano nell’aria e che le nostre orecchie interpretano e “convertono” in suono.

Le vibrazioni si muovono su un ampio spettro di velocità: quelle più lente producono i suoni profondi dei bassi, mentre quelle più veloci danno luogo agli acuti.

Per un microfono, la risposta in frequenza è la misura dello spettro sonoro che è in grado di captare, ossia quanto bene sente i rimbombi più bassi, i toni medi e i dettagli più alti.

Si misura in hertz (Hz) e viene indicata solitamente come un intervallo compreso tra 20 Hz e 20.000 Hz, ossia la gamma di frequenze udibili dall’orecchio umano: se un microfono indica come gamma di frequenza 20 Hz-20 kHz, significa che è in grado di registrare tutto ciò che è possibile udire durante la riproduzione.

Tale valore non sempre è riportato nella descrizione del prodotto, per cui è importante dare un’occhiata alle recensioni e alle discussioni in cui si parla anche della risposta del microfono: una risposta piatta significa che il microfono capta tutto in modo uniforme, mentre una risposta modulare può amplificare o tagliare determinate frequenze per adattare il suono proveniente da una sorgente specifica, come la voce rispetto alla batteria.

Ad esempio, i microfoni progettati principalmente per la voce prevedono spesso una lieve spinta sulle frequenze medie per conferire chiarezza e presenza alla voce umana, riducendo al contempo le frequenze più basse per evitare rimbombi e rumori ambientali non voluti. I microfoni per la grancassa, invece, fanno il contrario, ossia un calo delle frequenze medie e una spinta sulle frequenze basse per avere una più profondità e incisività.

Destinazione d’uso Gamma di frequenze consigliata Perché è importante
Voce in studio 20 Hz-20 kHz Acquisisce tutti i dettagli della voce, dai toni bassi agli alti puliti e persino al respiro.
Voce dal vivo 80 Hz-15 kHz Dà priorità alla nitidezza vocale e alla resistenza al feedback; lo smorzamento dei bassi riduce il rumore di fondo.
Podcast / Voce fuori campo 50 Hz-18 kHz Bilancia il calore con una maggiore armonia; aiuta le voci a suonare piene e naturali.
Strumenti acustici 20 Hz-20 kHz Fa sì che si sentano bene i dettagli armonici e la risposta transitoria, specialmente nel caso degli archi.
Amplificatori per chitarra elettrica 80 Hz-15 kHz Enfatizza la nitidezza dei medi e taglia le frequenze alte e basse non necessarie.
Batteria (cassa) 20 Hz-10 kHz Chiede bassi di forte impatto e una certa nitidezza nell’attacco.
Batteria (rullante/tom) 50 Hz-15 kHz Mette a fuoco le frequenze medie e alte per trasmettere nitidezza e tono.
Piatti alti 40 Hz-20 kHz Cattura le frequenze alte per dare brillantezza e precisione.
Dialoghi da film (asta / mezzo fucile) 40 Hz-18 kHz Chiarezza del parlato e tono naturale hanno la priorità, con riduzione del rumore dei bassi.
Microfono lavalier per il parlato 50 Hz-16 kHz Si concentra sulla nitidezza della voce e sulla riduzione al minimo del rumore di fondo.
Registrazione ambientale / in stanza 20 Hz-20 kHz Acquisisce lo spettro intero del suono ambientale e dei segnali spaziali.

Sensibilità

La teoria alla base della sensibilità di un microfono è un po’ più intellegibile, anche se i valori effettivi potrebbero confondere un po’. In realtà, è semplice: la sensibilità di un microfono indica la sua capacità di convertire i suoni deboli in un segnale elettrico forte o in un output potente.

Se un microfono è più sensibile, riuscirà a captare più facilmente i suoni più bassi, mentre uno meno sensibile ha bisogno di un suono più forte o di un gain maggiore perché l’uscita sia la stessa. Le unità di misura della sensibilità sono due e sono intercambiabili: millivolt per pascal (mV/Pa) e decibel per 1V/Pa (dBV/Pa).

Di norma, i microfoni a condensatore sono più sensibili di quelli dinamici, per cui riescono a catturare meglio i dettagli vocali più impercettibili e gli elementi caratteristici dell’ambiente di registrazione.

I microfoni dinamici, dal canto loro, hanno solitamente una sensibilità inferiore, ma rendono meglio in presenza di sorgenti sonore forti e ambienti rumorosi. Una sensibilità più elevata è solitamente utile quando si registrano podcast, voci fuori campo o musica acustica in uno studio, ma in ambienti rumorosi o non controllati potrebbe essere persino controproducente, perché in grado di captare anche i rumori più lievi, come fruscii, ticchettii o ronzii di fondo.

Per questo motivo, la sensibilità non è semplicemente una questione di qualità superiore o inferiore, quanto piuttosto di assicurarsi che il microfono scelto sia adeguato alle proprie esigenze e all’ambiente in cui si intende operare.

Per la registrazione di una voce o un podcast, la scelta migliore è un microfono a condensatore più sensibile, intorno ai -35 dBV o 15 mV/Pa, in quanto garantisce un segnale forte senza la necessità di alzare il preamplificatore o di intervenire in post-produzione.

Per captare il suono dal vivo o strumenti potenti come la batteria, potrebbe essere meglio scendere a una sensibilità di -60 dBV per evitare distorsioni. Stesso discorso per chi fa streaming in diretta: mai sottovalutare neanche il rumore della tastiera e quanto possa distrarre gli spettatori.

Se un microfono super sensibile può sembrare una buona idea per massimizzare il suono della tua voce, il risultato potrebbe tranquillamente peggiorare se il microfono capta troppi rumori di fondo. Un buon compromesso è un microfono con sensibilità tra -40 e -45 dBV.

Destinazione d’uso Gamma di frequenze consigliata Perché è importante
Voce in studio Da -30 a -38 dBV/Pa Una sensibilità elevata consente di cogliere le sfumature vocali più fini, i respiri e le dinamiche.
Voce dal vivo Da -50 a -60 dBV/Pa Una sensibilità più bassa evita la comparsa di feedback e gestisce livelli di pressione sonora elevati.
Podcast / Voce fuori campo Da -32 a -40 dBV/Pa Dettagli sufficienti sul parlato senza catturare troppo rumore ambientale.
Strumenti acustici Da -32 a -38 dBV/Pa Cattura i dettagli tonali e di transizione senza dover ricorrere a gain estremi.
Amplificatori per chitarra elettrica Da -50 a -60 dBV/Pa Una sensibilità bassa consente di gestire sorgenti sonore forti senza distorsioni.
Batteria (cassa/rullante/tom) Da -52 a -58 dBV/Pa Progettato per sostenere pressioni sonore elevate; la bassa sensibilità previene tagli di frequenza.
Piatti alti Da -34 a -42 dBV/Pa Una sensibilità maggiore garantisce la presenza di dettagli e sfumature anche distanti.
Dialoghi da film (asta / mezzo fucile) Da -32 a -38 dBV/Pa Bilanciato per ottenere dettagli vocali e portata senza troppo rumore di fondo.
Microfono lavalier per il parlato Da -42 a -50 dBV/Pa Adatto per registrare la voce in posizione ravvicinata e con il minimo di rumore ambientale.
Registrazione ambientale / in stanza Da -30 a -36 dBV/Pa Una sensibilità maggiore permette di cogliere i dettagli ambientali più fini.

Impedenza

L’impedenza è già un argomento più tecnico, ma per fortuna è anche quello meno importante per chi usa il microfono solo ogni tanto o per fare registrazioni semi-professionali.

L’impedenza è la resistenza che un microfono oppone al flusso di corrente elettrica e si misura in ohm (Ω). I microfoni a bassa impedenza hanno generalmente valori inferiori a 600 ohm, che sono considerati il valore di riferimento nella maggior parte delle apparecchiature moderne. Questo genere di microfoni a bassa impedenza è progettato per poter essere utilizzato con gran parte dei mixer, delle interfacce e dei registratori. I microfoni ad alta impedenza sono meno diffusi al giorno d’oggi: con una resistenza superiore a 1.000 ohm Ω possono provocare perdite di segnale e altri problemi quando si usano cavi parecchio lunghi.

Per cui, serve davvero badare all’impedenza nella scelta di un microfono? Non troppo. Di fatto, quasi tutti i microfoni e le interfacce audio più moderne sono progettati con valori di impedenza bassi e compatibili tra loro fin da subito. L’impedenza può avere la sua importanza se si deve trasmettere il segnale su cavi molto lunghi, ma parliamo di cavi di almeno 15 metri.

Di conseguenza, a meno che non si debbano utilizzare apparecchiature vintage o cavi particolarmente lunghi o insoliti, l’impedenza è più che altro un parametro a cui dedicare un’attenzione secondaria. Ricordiamo, quindi, che è meglio concentrarsi sui microfoni con un’impedenza bassa, ossia al di sotto dei 600 Ω.

Diagrammi polari

Diagramma polare Destinazione d’uso Caratteristiche peculiari Note tecniche
Cardioide Voci in studio, podcast, discorsi, suoni dal vivo, strumenti musicali Maggiore sensibilità frontale, scarta i suoni provenienti da dietro. Riduce al minimo il rumore ambientale e il feedback. Funziona bene con un intervallo di 20 Hz-20 kHz; sensibilità spesso moderata (~-35 dBV/Pa).
Supercardioide / Ipercardioide Dialoghi per film (microfoni mezzo fucile), voci sul palco, microfonaggio ravvicinato di strumenti musicali Maggiore focalizzazione frontale rispetto al cardioide con una leggera ricezione posteriore. Scarto laterale buono. Spesso accoppiato con microfoni mezzo fucile; attenzione alla captazione posteriore in ambienti rumorosi.
Omnidirezionale Microfoni lavalier, registrazione ambientale/della sala, formazioni di classica Acquisisce il suono equamente da tutte le direzioni. Suono naturale, ma più rumore ambientale e rischio di feedback. Da utilizzare in ambienti protetti; risposta in frequenza generalmente piatta su tutto l’intervallo.
Bidirezionale (Figura-8) Registrazione in studio (duetti, microfonaggio laterale, microfoni di sala) Acquisisce il suono dalla parte anteriore e posteriore, scarta i suoni laterali. Ottimo per registrazioni vocali frontali o in sistemi stereo. Spesso impiegato nei microfoni a nastro; potrebbe servire un filtraggio degli alti in post-produzione.

Abbiamo illustrato le caratteristiche delle varie tipologie di microfono e i dettagli più tecnici, ma c’è un altro elemento molto importante da considerare nella scelta del microfono giusto: il diagramma polare.

Detto anche diagramma di ripresa, indica la direzione da cui il microfono capta il suono e, cosa forse ancora più importante, le direzioni da cui lo ignora. I vari diagrammi polari presentano piccole differenze a seconda del microfono, ma in generale si dividono in quattro categorie principali.

Cardioide

Si tratta del diagramma polare standard, in quanto molto versatile e adatto alle esigenze della maggioranza delle persone operanti in contesti comuni. Il diagramma polare cardioide somiglia a un fungo e cattura il suono proveniente dalla parte frontale in modo concentrico, mentre lo respinge da quella posteriore: queste caratteristiche, insieme alla capacità di isolare la voce dell’artista e di eliminare i rumori, come il tintinnio della tastiera o le voci provenienti dalla parte opposta, lo rendono una soluzione eccellente per lo streaming, per registrare la voce e per i podcast.

Supercardioide e ipercardioide

Come si evince dai nomi, si tratta di varianti più precise del diagramma cardioide, in quanto seguono lo stesso principio di base ma sanno captare il suono da un’area più ristretta davanti al microfono. Sono le soluzioni migliori per isolare la voce in ambienti rumorosi, ma è bene essere consapevoli del fatto che dei microfoni di questo tipo riescono ad acquisire anche qualche piccolo rumore proveniente direttamente da dietro il microfono.

Per gli streamer che stanno davanti a uno schermo questo non è un problema, ma l’audio potrebbe duplicarsi se si utilizzano due microfoni supercardioidi uno dietro l’altro in un sistema per interviste. Inoltre, occorre fare maggiore attenzione a puntare il microfono direttamente alla bocca di chi parla, poiché la qualità e la potenza del suono si riducono rapidamente fuori asse.

Omnidirezionale

Un altro nome che lascia poco spazio all’immaginazione: questo diagramma polare, infatti, rileva il suono in modo uniforme da tutte le direzioni, davanti, ai lati, dietro, ovunque. È eccellente per registrare conversazioni di gruppo attorno a un tavolo o, nel tentativo di ottenere un risultato più naturale e meno artificiale, per acquisire più dettagli ambientali.

Tuttavia, poiché riesce a cogliere il suono da qualsiasi angolazione, non è adatto agli ambienti rumorosi, quindi bisogna riflettere bene prima di acquistare un microfono con un diagramma polare simile.

Bidirezionale

Il meno comune tra i diagrammi polari principali: il diagramma bidirezionale, o a figura 8, recepisce il suono sia dalla parte anteriore che da quella posteriore, ma respinge gli input provenienti dai lati. È utile per interviste frontali o duetti vocali in cui due persone sono una di fronte all’altra, ma è poco versatile, quindi non è molto diffuso.

Montaggio e posizionamento

Ovviamente, la scelta dell’hardware più adatto dovrebbe essere la priorità, ma è inutile avere un microfono perfetto se poi lo si utilizza in modo del tutto sbagliato: l’ambiente, la configurazione e il modo in cui si utilizza il microfono sono elementi fondamentali perché il suono risulti ottimale.

Montaggio

Non c’è una modalità univoca di montaggio per tutti i microfoni, ma alcune regole generali che consiglio di seguire. In questa sezione ne parlerò in modo generico per guidarti, ma dovrai comunque fare delle prove per trovare la soluzione più adatta alle tue esigenze.

In molti casi, a prescindere dal tipo di montaggio scelto, l’obiettivo dovrebbe sempre essere quello di ridurre al minimo i movimenti e le vibrazioni del microfono, il quale va isolato affinché riesca a captare un suono pulito, senza interferenze dovute a vibrazioni o urti.

Nel caso di un sistema da tavolo, potrebbe essere meglio usare un sostegno con dei pesi o un piccolo cavalletto: alcuni microfoni per lo streaming ne hanno uno nella confezione, anche se un braccetto a sospensione è generalmente più versatile.

I microfoni lavalier soffrono meno le interferenze causate da movimenti e vibrazioni, ma occorre evitare che ci siano degli oggetti che sfreghino direttamente sul microfono: pertanto, è bene fissare il microfono sugli abiti più rigidi e resistenti, evitando tessuti vaporosi e capelli lunghi che potrebbero causare rumori fastidiosi.

I microfoni mezzo fucile sono estremamente sensibili e possono essere disturbati facilmente da urti e vibrazioni accidentali, per cui è indispensabile utilizzare un sostegno anti-shock, a prescindere dal fatto che il microfono sia montato su un cavalletto fisso o sospeso su un’asta telescopica.

Regole di comportamento

Una volta posizionato il microfono, è altrettanto importante che venga utilizzato in modo corretto, secondo le cosiddette “regole di comportamento al microfono”, che consistono semplicemente nel capire come il microfono vuole essere utilizzato e nel soddisfare tali esigenze. Chiaramente, le esigenze variano leggermente a seconda del microfono, in particolare in base al diagramma polare di cui abbiamo parlato in precedenza, ma anche in questo caso ci sono delle regole universali.

Orientamento corretto

Ogni microfono prevede che si parli da un lato specifico, ossia quello da cui il suono viene diretto, in genere la parte finale (frontale) o quella laterale. Nessuna delle due varianti è migliore dell’altra: si tratta semplicemente di una scelta estetica del produttore, ma bisogna comunque sapere qual è per identificare il tipo di microfono in uso e per utilizzarlo correttamente.

Solitamente, non è difficile capirlo: basta cercare le griglie scoperte o addirittura il logo aziendale. Molte buone registrazioni vengono rovinate perché si parla dal lato sbagliato, anche inavvertitamente, per cui è bene sapere come fare prima di iniziare!

L’angolo di ricezione varia a seconda del tipo di microfono: quelli a condensatore sono molto più sensibili, quindi è meglio parlare leggermente fuori asse e “oltre” il microfono piuttosto che direttamente davanti ad esso, soprattutto per ridurre la distorsione causata dai suoni esplosivi e sibilanti.

I microfoni dinamici, invece, funzionano meglio se gli si parla frontalmente e non devono essere inclinati.

I microfoni lavalier funzionano in modo leggermente diverso, perché di solito si mettono in posizione laterale, sempre puntati verso la bocca ma non proprio di fronte, mentre i microfoni mezzo fucile devono essere rivolti direttamente verso il bersaglio perché siano più efficaci.

Non si mangia

Fatta eccezione per i microfoni shotgun, è preferibile mantenere sempre la bocca relativamente vicina al microfono. Nel caso dei microfoni a condensatore e dinamici, è possibile utilizzare un semplice accorgimento: basta prendere come unità di misura le mani per determinare la giusta distanza iniziale tra la bocca e il microfono.

Se ci si mette troppo vicini al microfono, si rischia di causare distorsioni per via dei picchi (quando l’input supera la capacità massima di registrazione del proprio impianto e viene tagliato, dando vita a un audio francamente terribile). Con i microfoni lavalier ci si può avvicinare un po’ di più, ma è comunque meglio tenersi a una distanza di circa un pugno.

Conoscere gli accessori

Abbiamo illustrato a grandi linee gli elementi fondamentali da considerare nella scelta tra un microfono e l’altro, e questo dovrebbe bastare per avere una buona base di partenza per stilare una rosa di candidati. Ben presto ti ritroverai davanti a un sacco di modelli simili di marche diverse con schede tecniche simili, e la cosa ti confonderà nuovamente le idee.

Per distinguere tra loro, spesso è necessario esaminare la dotazione di funzioni e accessori aggiuntivi prendere una decisione definitiva. Esaminiamo alcune delle caratteristiche più comuni che si potrebbero trovare.

Filtro anti-pop

Quando si parla, dalla bocca partono piccole emissioni d’aria che possono causare problemi alla cuffia del microfono. Il filtro anti-pop è una barriera fisica che protegge da queste emissioni, che generalmente provengono dalle parole che iniziano con consonanti dure, come p, d, t e b.

Il filtro anti-pop è generalmente uno schermo a maglia fine che si posiziona tra l’utente e la cuffia del microfono per dissipare le emissioni d’aria prima che possano dare fastidio. Alcuni microfoni, in particolare quelli destinati agli utenti da casa, sono dotati di filtri anti-pop interni, mentre altri si affidano a delle soluzioni esterne.

La maggior parte delle grandi marche dispone di filtri anti-pop specifici per ciascun microfono che si agganciano con facilità, ma ci sono anche varie versioni universali realizzate da altre aziende. Il filtro anti-pop non è tecnicamente necessario, ma se ne consiglia vivamente l’uso.

Sostegno antiurto

Abbiamo parlato dell’importanza di un corretto montaggio del microfono, e spesso un sostegno anti-vibrazioni è l’ultimo tassello di questo puzzle. Possiamo immaginarcelo come un’amaca per il microfono, un modo per tenerlo sospeso e protetto da urti, colpi e vibrazioni del banco di registrazione.

Senza di esso, basta toccare anche leggermente il banco con il ginocchio per rovinare una registrazione, quindi vale la pena investire in uno di questi dispositivi. Proprio come i filtri anti-pop, alcuni microfoni ne hanno uno integrato, alcune marche vendono montature specifiche per ciascuno dei loro modelli, mentre altre lasciano la possibilità di acquistarne uno universale. Anche in questo caso, non si tratta di un accessorio assolutamente necessario, ma vale la pena investire in uno di questi dispositivi per ottenere un audio pulito.

Alimentazione fantasma

In questo caso non hai scelta: se il microfono ha bisogno di alimentazione fantasma, non potrà funzionare senza. Di solito l’alimentazione proviene dall’interfaccia audio o dal mixer tramite lo stesso cavo XLR da cui riceve il segnale, per cui è opportuno verificare che l’attrezzatura in uso sia compatibile se si intende seguire questa strada. Quanto detto vale solo per i microfoni a condensatore e per la maggior parte dei microfoni mezzo fucile che funzionano con XLR, perché i microfoni dinamici e a condensatore con USB non hanno bisogno di alimentazione fantasma.

Amplificazione

Più sopra, abbiamo parlato deli valori della sensibilità riportati sulle schede tecniche, e l’amplificazione è il modo in cui si potenziano i microfoni più silenziosi e meno sensibili. Potrebbe trattarsi di un preamplificatore all’interno del microfono stesso o un’interfaccia audio esterna: in ogni caso, dovrà essercene una, perché risparmiare su un buon amplificatore potrebbe lasciare con registrazioni deboli e rumorose.

Monitor via Jack

Chi non ha mai notato che i conduttori radiofonici e chi conduce i podcast porta quasi sempre le cuffie? Non è solo per poter ascoltare gli ospiti o i produttori: nella maggior parte dei casi, lo fanno per ascoltare la propria voce.

Questa operazione si chiama monitoraggio e può essere una parte importante dell’impianto. Dato che si rischia di perdersi nelle proprie parole in caso di ritardi nella riproduzione dell’audio, molti microfoni sono dotati di un jack integrato per cuffie che consente di ascoltare in tempo reale ciò che il microfono sta captando e di individuare quanto prima eventuali problemi.

In realtà, non sempre serve, e alcuni potrebbero trovarlo addirittura fastidioso, quindi valuta bene se per te ne vale la pena. Se però hai deciso di prendere un microfono che non ha un jack di monitoraggio integrato, non preoccuparti: molte interfacce audio hanno una funzionalità di questo tipo, che ti consentirà di intercettare il segnale facilmente.

XLR o USB?

Questa è una tematica molto dibattuta negli ultimi anni, che ha dato luogo a posizioni piuttosto nette e contrastanti. Ciascuna opzione ha i suoi vantaggi e le sue peculiarità, per cui non esiste un vincitore indiscusso, anche perché la scelta dipende da una serie di fattori legati alla configurazione, al budget e alla necessità di ottenere la massima qualità audio possibile. Analizziamo i pro e i contro per aiutarti a scegliere tra un microfono USB e uno XLR.

XLR

Pro

  • Qualità dell’audio di livello professionale: nei sistemi professionali ci sono sempre microfoni XLR, perché assicurano un suono pulito e di alta qualità.
  • Versatilità: il cavo XLR è un elemento standard e garantisce la compatibilità del microfono praticamente con qualsiasi apparecchio di qualsiasi marca.
  • Più adatto a sistemi complessi: se la registrazione viene effettuata con più dispositivi, è spesso molto più semplice utilizzare un set di microfoni XLR collegati a un unico mixer o a un’interfaccia a più porte.
  • Maggiore modularità: per via della loro compatibilità, gli impianti XLR possono essere ampliati in modo semplicissimo. Si può iniziare con un impianto piccolo ed essenziale, per poi sostituire e potenziare i vari elementi uno alla volta, senza dover acquistare di nuovo tutto.

Contro

  • Servono apparecchiature aggiuntive: un microfono XLR da solo non è auto-sufficiente, per cui bisognerà investire anche in un’interfaccia audio o in un mixer, e probabilmente anche in un cavo BYO, facendo lievitare rapidamente i costi e la complessità.
  • Configurazione più complessa: avere più pezzi nel puzzle si traduce in un aumento del tempo necessario alla configurazione, un numero maggiore di cavi e un ingombro maggiore. Se l’idea è quella di creare un impianto per lo streaming da posizionare sulla scrivania, forse non è la soluzione ideale.
  • Maggiore ingombro e minore mobilità: non è sempre così, ma i microfoni XLR e le relative interfacce possono essere più pesanti e meno facili da trasportare. Inoltre, se si cambia spesso configurazione, ci saranno più elementi da spostare e da assemblare.

USB

Pro

  • Plug-and-play: i microfoni USB funzionano semplicemente collegandoli al computer tramite un singolo cavo, senza apparecchiature o cavi aggiuntivi.
  • Compatti e portatili: i microfoni USB tendono ad essere più piccoli, quindi anche facili da trasportare e da configurare una volta arrivati a destinazione.
  • Ideali per principianti e utenti occasionali: chi è alle prime armi o non ha intenzione di fare troppo sul serio, troverà i microfoni USB molto meno complicati e più adatti.
  • Design più accattivanti: le eccezioni alla regola ci sono sempre, ma è pur vero che, in genere, i microfoni USB hanno design più accattivanti, poiché sono destinati a streamer e creatori di contenuti che desiderano mostrare il proprio microfono alla telecamera.

Contro

  • Limiti maggiori: la semplicità è comunque una medaglia a due facce, per cui se da un lato va benissimo per iniziare, dall’altro può costituire un ostacolo per chi intende virare verso qualcosa di più professionale.
  • Modularità scarsa o assente: oltre alla possibilità di aggiungere un sostegno anti-vibrazione o un filtro anti-pop, il microfono USB che trovi nella confezione è ciò di cui disporrai finché non lo sostituirai con un altro. Non è possibile aggiungere nuovi componenti all’impianto per migliorarne alcuni aspetti.
  • Non è l’ideale per le configurazioni complesse: anche se questo problema diventa sempre meno rilevante col tempo, spesso i PC hanno difficoltà a gestire in modo pulito più ingressi audio USB contemporaneamente.
  • Dipendenza dalle app: i microfoni USB vanno spessissimo accompagnati da un’app perché funzionino al meglio. Di per sé questo potrebbe non essere un problema, ma è un altro elemento da tenere in considerazione e che potrebbe causare problemi col tempo.

È il caso di usare un software di post-produzione?

Questa è un’altra domanda frequente, ma in questo caso la risposta è più chiara e semplice. Non c’è nulla di sbagliato o di cui vergognarsi nel migliorare la qualità dell’audio in post-produzione, ma è importante sottolineare che i software di post-produzione non vanno considerati come una soluzione per risolvere i problemi di un audio grezzo di scarsa qualità, quanto piuttosto come uno strumento per ripulire, rifinire e valorizzare un suono ben registrato.

Immaginiamoli come un condimento: un pizzico di sale e pepe può davvero esaltare il sapore di un piatto se la base di preparazione è buona, ma non potrà certo salvare una bistecca troppo cotta. Ci auguriamo, quindi, che nessuno decida di cuocere troppo la propria bistecca al microfono… Ora passiamo agli accorgimenti per avere risultati davvero eccellenti.

Un microfono USB di una marca famosa ha già probabilmente una sua app con un’interfaccia utente intuitiva, oltre ad alcune preimpostazioni tra cui scegliere e, magari, trovare proprio quella giusta, per cui è un ottimo punto di partenza.

Se invece preferisci ricorrere alla post-produzione con un’app dedicata o se vuoi conoscere a fondo le potenzialità del software del tuo microfono, ecco una breve panoramica delle funzioni di ciascuno dei preset di base.

Riduzione del rumore (noise reduction)

Questi filtri sono presenti in molte forme, e in molti casi le applicazioni più recenti ricorrono all’intelligenza artificiale per eliminare del tutto i rumori di fondo. Se non fosse possibile perseguire questa strada, magari perché il PC utilizzato per la registrazione non ne è in grado, si può tentare di aggiungere un Noise Gate e/o un filtro passa-alto per attenuare tali disturbi. Il Noise Gate interrompe la registrazione di qualsiasi suono al di sotto di un determinato livello di gain, mentre il filtro passa-alto attenua le basse frequenze per eliminare i rumori ambientali.

Normalizzazione audio

Quando l’attenzione è tutta sulla voce, potrebbe essere utile smussarne le asperità per ottenere un suono ottimale. In questo caso, due ottime soluzioni sono il filtro De-Esser, che riduce la presenza dei suoni striscianti troppo acuti, e il compressore, che livella il volume dell’audio per evitare che si raggiungano picchi troppo evidenti quando ci si sente particolarmente ispirati.

Equalizzazione

L’equalizzazione è il metodo più usato per migliorare la qualità del suono. Per capire bene come funziona, è bene provare vari livelli su tutto lo spettro delle frequenze, anche perché ogni voce è diversa. A livello generale, aumentando le frequenze medie, il suono diventa più pieno e ricco, mentre aumentando le frequenze alte, diventa più nitido e brillante.

Le marche e cosa aspettarsi

Quando si sceglie un microfono, la marca influirà significativamente anche a distanza di tempo per vari motivi, tra cui l’assistenza clienti, la copertura della garanzia, la disponibilità dei ricambi e l’affidabilità generale. Ecco cosa aspettarsi in generale dalle marche di microfoni più popolari, sulla base delle esperienze degli utenti, dei forum come Reddit e degli orientamenti dei produttori.

  • Audio-Technica è una delle marche più valide in termini di assistenza a lungo termine. Molti dei loro microfoni sono coperti da una garanzia eccezionalmente lunga di 15 anni nell’UE, che copre i difetti di fabbricazione e prevede la sostituzione gratuita dei componenti e la manodopera. Particolarmente apprezzate sono la rapidità e la cordialità del servizio riparazione: si parla di tempi di consegna inferiori anche ai 10 giorni e persino di riparazioni gratuite fuori garanzia. Se vuoi un prodotto che non dia problemi, questa è un’ottima scelta.
  • Shure, una delle aziende più famose nel campo dell’audio dal vivo e da studio, prevede una garanzia classica da 2 anni. I loro strumenti sono fatti per durare, ma se qualcosa va storto, l’assistenza può non essere sempre all’altezza, anche perché non è prevista alcuna sostituzione né il noleggio di strumenti sostitutivi durante la riparazione, quindi bisogna mettere in conto che si resterà fermi per un po’.
  • La RØDE ha un’assistenza affidabile per tutti i suoi prodotti, soprattutto se si registrano. Nella maggior parte dei casi, la garanzia è di un anno, ma per tanti modelli famosi, come il microfono dinamico M1 o i condensatori della serie NT, può essere estesa fino a 10 anni. Le riparazioni di solito sono semplici e l’assistenza per gli accessori e i ricambi è buona.
  • La DPA si muove su un segmento di fascia alta, destinato principalmente ai professionisti del settore televisivo, teatrale e della registrazione musicale di alto livello. I loro microfoni hanno una garanzia di 2 anni, anche se alcune serie arrivano fino a 5. Il loro meccanismo di assistenza è pensato proprio per i professionisti: ci sono pezzi di ricambio per riparazioni e potenziamenti, e la loro rete di assistenza è costruita per far funzionare i sistemi audio più importanti con tempi di inattività ridotti al minimo.
  • Neumann è un’altra marca di alta gamma, e offre una garanzia di 24 mesi e assistenza tramite centri certificati in tutto il mondo. La loro fama per quanto riguarda precisione e durata è accompagnata da una struttura di assistenza davvero fidata. Forse la loro garanzia non è particolarmente pubblicizzata, ma se decidi di investire in un microfono Neumann, di certo avrai un’assistenza a lungo termine e la disponibilità dei pezzi di ricambio per anni.
  • AKG, ora passata ad Harman, mantiene ancora condizioni di garanzia adeguate (di solito da uno a due anni), anche se l’assistenza è più centralizzata e, in base al Paese, a volte più lenta.
  • Schoeps è un marchio tecnico, famoso per produrre microfoni a condensatore a diaframma ridotto dalle prestazioni eccellenti, che però si affida maggiormente ai rivenditori e ai negozi specializzati per l’assistenza e i ricambi. I suoi prodotti non sono così facili da usare come quelli dei marchi più conosciuti, ma per chi lavora nel mondo delle trasmissioni o delle registrazioni in ambito musicale ne vale la pena.
  • La Blue Microphones, ora di proprietà di Logitech, è famosa per i suoi microfoni USB, come lo Yeti e lo Snowball. Le garanzie durano generalmente un anno e l’assistenza è gestita attraverso i sistemi Logitech, per cui il servizio è piuttosto accessibile, soprattutto per i consumatori, anche se meno mirato rispetto a quello delle marche professionali.

In generale, le marche come Audio-Technica e RØDE si contraddistinguono per la lunghezza delle garanzie e la semplicità delle procedure di riparazione, mentre Neumann e DPA puntano più sull’affidabilità professionale e sulla disponibilità a lungo termine dei ricambi. I prodotti della Shure durano a lungo, ma l’assistenza clienti potrebbe non essere all’altezza delle aspettative. Blue, AKG e Schoeps stanno nel mezzo: sono delle valide alternative, ma l’esperienza dipenderà più dal prodotto specifico e dal Paese in cui ci si trova.

Considerazioni finali

Per registrare un audio di ottima qualità occorre tenere conto di molti fattori, il primo e più importante dei quali è l’acquisto del microfono più adatto alle proprie esigenze. Si tratta di un gioco di equilibrio che richiede molta attenzione, ma speriamo che ora sia chiaro non solo a cosa serve ciascun tipo di microfono, ma anche come distinguerli in base alle schede tecniche, quali altri aspetti considerare prima dell’acquisto e, una volta acquistato, come trarne il massimo.